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Sequestrati, schiavizzati e torturati per mesi: è la triste storia di 1.620 migranti provenienti dal Corno d’Africa, una delle aree più povere del continente nero e sequestrate in Yemen, sulla strada della speranza che li avrebbe portati verso Paesi più ricchi, come quelli arabi o verso nuove rotte in direzione Europa.

Cifre surreali

Un numero agghiacciante, le quasi due migliaia di persone rapite erano trattenute nelle fattorie della regione di Haradh e qui erano costrette dai malviventi yemeniti a lavorare forzatamente nei campi. Le autorità locali, che sono riuscite a liberare l’altissimo numero di migranti, hanno accertato che molti di loro hanno subito pesanti torture e abusi sessuali. Tra i sequestrati, anche 62 bambini e 142 donne.

«Molti di loro sono fisicamente e mentalmente esausti e soffrono di gravi traumi mentali, dovuti alle condizioni pessime e al terribile trattamento subìto durante la loro detenzione», commenta Angels Mairal, uno psicologo dell’organizzazione umanitaria Medici Senza Frontiere che lavora nella regione. Quasi un centinaio di migranti, sarebbe in gravissime condizioni e in pericolo di vita, alcuni, al momento della liberazione, non mangiavano da sette giorni.

Medici Senza Frontiere si è subito mossa per curare le vittime del più grande sequestro della storia, cercando di ospitarne il più possibile in un vicino ospedale di competenza dell’organizzazione e spingendo affinché lo Yemen si doti di strutture migliori e con condizioni sanitarie più efficienti, per accogliere pazienti che arrivano in questo stato fisico e mentale.

La storia insegna

Non è raro che migranti provenienti da Paesi come Etiopia e Somalia vengano sequestrati e schiavizzati dai contrabbandieri dell’area: lo Yemen è infatti lo Stato più a sud della penisola araba, nel Medio Oriente ed è naturale che i migranti del Corno d’Africa desiderosi di raggiungere i Paesi dell’Asia islamica decidano di spostarsi per la via più breve, attraversando il Golfo di Aden.

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Così facendo, i barconi arrivano in poche ore proprio nello Yemen, dal quale i migranti potrebbero raggiungere facilmente la vicina Arabia Saudita e lì risalire fino all’Iraq e magari alla Turchia per giungere in Europa. Un viaggio della speranza che si ripete, ma che è finito nelle spietate mire delle organizzazioni criminali yemenite, non nuove a questo tipo di sequestri.

L’allarme di Msf

«Siamo di fronte a una situazione di emergenza – dichiarano i Medici Senza Frontiere – e siamo estremamente preoccupati per il futuro di migliaia di migranti bloccati nello Yemen e, in particolare, ad Haradh, con un’assistenza molto limitata. Sono esausti dopo i tentativi di attraversare il confine e senza risorse, la maggior parte di loro fa l’elemosina per le strade. Cercano di sopravvivere, ma non dispongono di ripari decenti, servizi igienici e sanitari o pasti regolari».

In coda al comunicato ufficiale, con cui Msf ha denunciato la grave situazione dei migranti nello Yemen e le loro storie, l’organizzazione umanitaria ha anche espresso apprezzamenti nei confronti del governo yemenita, che è riuscito a sgominare la tratta di umani schiavi, che veniva impiegata nelle fattorie del Paese.

Apprezzamenti o no, però, il problema resta serio: oltre millecinquecento migranti è più facile notarli che non notarli, eppure questi sono rimasti vittime dei malviventi per diversi mesi. Il dubbio è che Msf abbia rivolto un plauso allo Stato affinché questo apra veramente gli occhi su un problema che altrimenti potrebbe sfuggire di mano.

Ne va della vita di migliaia di persone, che lasciano casa e affetti per cercare una vita migliore. Perché il viaggio della speranza, porti davvero una vita dignitosa a questi coraggiosi migranti e non diventi un tragico viaggio del terrore.

di Luca Romeo