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La prima parte della terza puntata di  “Assassinopedia”

Il caso di Henry Lee Lucas, e del suo complice Ottis Toole, è probabilmente la vicenda criminale in assoluto più agghiacciante che abbia mai interessato gli Stati Uniti o addirittura il mondo intero. Lucas, infatti, è stato il più prolifico assassino della storia degli U.S.A. anche se a dire il vero, proprio a causa del numero spropositato di omicidi, dell’abitudine cronica a mentire, e della varietà dei crimini di cui si è macchiato (tra cui furto, evasione, stupro, pedofilia, omicidio seriale e zoonecrofilia), il numero esatto delle sue vittime in toto non è mai davvero stato definito.

Quel che è certo è che la storia di Lee Lucas & Toole è l’esempio esemplare -passatemi il gioco di parole- di come un’infanzia violenta e disagevole non possa che portare a conseguenze (almeno) similari tanto più la violenza è stata estrema.

L’infanzia

Henry nacque il 23 agosto 1936 a Blacksburg (Virginia), nono e ultimo figlio di una famiglia poverissima. Il padre era Anderson Lucas, un ex operaio delle ferrovie che da ragazzo, siccome si era addormentato ubriaco sui binari della ferrovia, era stato investito da un treno e aveva perso entrambe le gambe.

Dopo l’incidente, le ferrovie non gli pagarono nemmeno le spese mediche, e lui a causa del suo handicap lavorava poco o niente. La madre invece era Viola Dixo, una prostituta allora 53enne. I genitori erano entrambi alcolizzati cronici. Henry aveva anche un fratello carnale, Andrew, e 7 fratellastri, tutti finiti in orfanatrofio, che Viola aveva avuto da un precedente matrimonio con un tagliaboschi. Tutta la famigliola (se così si può chiamare) viveva in una baracca di montagna vicino a Craig Creek molto isolata (nel raggio di 3 km non c’era nessun altro che vi abitasse), al limite del Parco Nazionale di Jefferson.

Viola Dixo era senza dubbio la figura dominante della casa. Già di per sé non bella, Viola vestiva di stracci, puzzava, aveva dei modi rudi e violenti e un carattere sadico, nel vero senso della parola. Riceveva i suoi clienti in casa, davanti al marito e ai figli, spesso costringendo i più piccoli ad assistere, e svolgeva il suo lavoro in una maniera così rozza e squallida che addirittura aveva l’abitudine di continuare a masticare tabacco durante i rapporti.

La situazione familiare peggiorò ulteriormente con l’arrivo di Bernie Dowdy, il nuovo amante della madre, che Viola si portò a vivere in casa con tutti loro. Bernie era un ritardato mentale, puzzolente, sporco e analfabeta, e Viola lo aveva portato lì contro la volontà di tutti. Anderson, a causa del suo handicap, non aveva l’autorità per imporsi sulla moglie. Inevitabile quindi che tra Bernie e Anderson si creassero dei forti conflitti, che più di una volta sfiorarono la tragedia.

Episodi

Quelle disastrose condizioni di vita erano solo il punto di partenza per il piccolo Henry Lucas, sfondo di una vita di angherie, sostanzialmente immotivate, da parte della madre. La sua infanzia fu costellata di eventi drammatici, a partire -ad esempio- da quando nel 1942, a 6 anni, Henry cominciò la scuola e la madre lo presentò vestito da femmina e con i capelli lunghi, esponendolo al pubblico lubidrio.

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Un altro episodio fu quella volta che una cavalla cui Henry si era particolarmente affezionato stava per partorire: Viola sparò all’animale davanti agli occhi del figlio lasciando il puledro agonizzare e morire dentro di lei, e poi, arrabbiata per il fatto che avrebbe dovuto pagare le spese di trasporto della carcassa dell’animale, frustò Henry.

O ancora, vi fu quella volta in cui Viola prese un asse di legno e colpì Henry in piena nuca per punirlo del fatto che era stato troppo lento a prendere la legna. Il ragazzino rimase per 3 giorni a terra senza coscienza prima che qualcuno si decidesse a portarlo da un medico, e per tutta la sua vita successiva soffrì di mal di testa, amnesie e alterazioni dell’equilibrio.

Dulcis in fundo, il grave incidente del ’43: in quell’occasione Henry perse un occhio mentre si trovava con il fratello a fare un innesto di vigna. Ad Andrew cadde il coltello che aveva addosso provocando a Henry una ferita enorme dal naso all’orecchio, talmente grave che dovette rimanere in ospedale per 2 mesi.

Tornato a scuola, poi, fu coinvolto in un altro incidente con una maestra e fu di nuovo colpito all’occhio ferito. Questo gli venne asportato e sostituito con uno di vetro, ma neanche l’operazione fu particolarmente riuscita, visto che l’occhio finto pendeva obliquamente nella cavità orbitaria, provocandogli eczemi e infezioni.

L’inizio del mito

Ovviamente tutti questi eventi, oltre che traumatizzarlo, avevano portato ad un peggioramento dell’aspetto estetico, e di conseguenza Henry sviluppò un comportamento sempre più antisociale e criminoso e conobbe ben presto l’alcol.

Ma l’apice del suo sviluppo fu raggiunto nel 1946, quando a 10 anni scoprì il sesso in un modo davvero assurdo. Bernie Dowdy, l’amante della madre, lo portò a fare un giro sul Monte Brushy, portandosi dietro un vitellino. Arrivati sulla cima, Bernie sgozzò l’animale, e davanti agli occhi esterrefatti e terrorizzati di Henry, ebbe un rapporto sessuale con la carcassa dell’animale ancora tremante.

Quando ebbe finito fu la volta di Henry, che, dopo un’iniziale, comprensibilissima, titubanza, fece quel che doveva fare e rimase profondamente sorpreso nel provare un piacere così intenso. Da quel momento, egli prese a masturbarsi tutti i giorni, spiare le donne, e a seguire gli insegnamenti di Bernie uccidendo animali solo per farci sesso. Fu un’esperienza che marchiò a fuoco la sua vita, in quanto prese confidenza con il piacere del sesso e imparò il piacere dell’uccidere.

Nel 1949, a 13 anni, vi fu un altro episodio che non fece che confermare la sua visione come “puttane” del genere femminile. Accadde che il suo primo rapporto “normale” con una donna fu con una prostituta pagata (in segreto) da Bernie per giocargli il terribile scherzo di allontanare bruscamente Henry da sé nel momento in cui lui stava per avere l’orgasmo, in modo tale da lasciarlo frustato e pieno di vergogna, mentre lei e Bernie (che si era nascosto) ridevano di lui che si stava vergognosamente e precipitosamente rivestendo.

In sintesi, parlare dell’infanzia di Henry Lee Lucas è parlare solo di esperienze tragiche, devastanti, umilianti. Una svolta decisiva nella sua vita vi fu quando, nel dicembre ’49, il padre Anderson morì assiderato fuori casa mentre era ubriaco, senza che nessuno lo fosse andato a cercare. Per Henry quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e così l’anno successivo, contro la volontà della madre, se ne andò da casa.

Aveva 14 anni ed era ancora in quinta elementare. Nella prossima puntata il seguito di una storia emozionante.

(continua)

di Chiara De Angelis