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L’etimologia del termine Neolitico deriva dalle due parole greche “neo” (nuova) e “litos” (pietra), identificando l’ultima era della Preistoria caratterizzata da un nuovo modo di levigare e lavorare la pietra, e contraddistinta dall’evoluzione sia nel mondo dell’agricoltura che dell’allevamento.


Storia delle origini

Tutte le teorie sull’evoluzione umana sono abbastanza concordi sull’idea che, lo sviluppo dei Mammiferi sulla Terra, sia avvenuto in maniera concomitante alla progressiva scomparsa dei dinosauri circa 65 milioni di anni fa; pur tuttavia non sono ancora chiare le dinamiche ambientali che hanno consentito ai Mammiferi di occupare le nicchie ecologiche rimaste vuote dopo la scomparsa dei dinosauri.

Il primo ominide appartenente al genere Homo a fare la sua comparsa durante la Preistoria fu l’Homo habilis, i cui resti fossili sono datati circa due milioni di anni fa; successivamente comparve l’uomo di Cro Magnon, identificato come il primo uomo moderno, circa 30 mila anni fa in Europa, prendendo il posto dell’Uomo di Neanderthal.

Il passaggio da un’economia basata sulla caccia e sulla raccolta, ad un’economia fondata prevalentemente sulla coltivazione e sull’allevamento, avvenne in qualche area non ancora identificata del Medio Oriente, per poi diffondersi da Oriente ad Occidente fino ad arrivare all’Europa continentale. Studi condotti sui reperti di alcuni scheletri umani datati 7000 anni fa hanno messo in relazione l’usura particolare delle dentature umane, così come segni di usura alle ginocchia ed alla colonna vertebrale, con un’alimentazione ricca di scorie silicee, ipotizzando quindi l’ utilizzo dei cereali ed un’economia basata sull’agricoltura.

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Evoluzione genetica                                                           

Uno studio molto recente, pubblicato sulla prestigiosa rivista Nature Communication, condotto da un team dell’Università di Adelaide in Australia, ha deposto le fondamenta per poter ricostruire la storia dell’evoluzione genetica dell’uomo moderno in Europa, attraverso lo studio del dna recuperato da alcuni fossili ritrovati in Germania, i quali risalgono ad un periodo compreso tra i 7000 e i 4500 anni fa.

La maggior parte delle teorie della storia moderna concordano sulla migrazione dell’uomo nel nostro continente in un periodo storico che risale circa ad 8000 anni fa; questo fino al momento della pubblicazione del lavoro del team di Alan Cooper, il quale sembra essere particolarmente sicuro dell’ipotesi che bisogna addentrarsi nel pieno Neolitico, circa 45oo anni fa, per poter ricostruire la storia genetica dell’Europa moderna.

Lo studio condotto dal team australiano si è basato sull’analisi del dna mitocondriale che si trasmette in maniera inalterata da madre a figlio, ed è stato prelevato dai denti e dalle ossa di 39 scheletri umani ritrovati nell’area della Germania centrale. Secondo Alan Cooper, coordinatore della scoperta, si ipotizza che le popolazioni antecedenti all’uomo moderno si siano estinte per un evento naturale non ancora ben definito, circa 4500 anni fa, identificando quindi il Neolitico come un periodo di grande cambiamento.


Dettagli genetici

Lo studio del DNA mitocondriale, da parte del gruppo di Cooper, ha permesso di identificare (alla base dell’evoluzione) una mutazione precisa che è stata denominata aplogruppo H, la quale sembra essere presente circa nel 45% della popolazione europea e si pensa si sia diffusa subito dopo la grande glaciazione.

I primi esseri umani a raggiungere l’Europa circa 35-40 mila anni fa sembra provenissero dall’Africa, essi si diffusero successivamente nel nostro continente per circa 5 mila anni praticando perlopiù la caccia ed il raccolto. Tra questi ominidi nessuno di essi era portatore della mutazione dell’aplogruppo H. Successivamente, circa 7500 anni fa, ci fu in Europa un’altra grande migrazione proveniente dal Medio Oriente e caratterizzata da agricoltori esperti e portatori della mutazione dell’aplogruppo H che vennero identificati con l’acronimo Lbk, ossia cultura della ceramica lineare.

L’ipotesi più accreditata sembra identificare la mutazione dell’aplogruppo H in maniera piuttosto espansa in Europa intorno a 7500 anni fa, durante la prima fase del Neolitico, per essere poi soppiantata da una seconda mutazione dell’aplogruppo H, che risale invece a 4500 anni fa.

Non è ben chiara il fattore ambientale scatenante la sostituzione della cultura Lbk con la seconda mutazione dell’aplogruppo H, per ora ciò che è noto è che la risposta potrebbe trovarsi studiando il Neolitico come periodo di forte cambiamenti. Sarà uno dei prossimi obiettivi del team di Cooper studiare ed identificare le cause ambientali di questo forte cambiamento genetico.

di Alessia De Felice