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(foto fonte web)
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La Wada cambia registro. L’agenzia mondiale antidoping innalza la soglia di positività della cannabis: da 15 nanogrammi/millilitro a 150.

La svolta

Il mondo dello sport internazionale, sin dalle origini conservatore, è giunto ad una svolta liberale sull’uso della cannabis, decuplicando i tassi di Thc (principio attivo contenuto nella sostanza) consentiti per gli atleti impegnati in gare agonistiche.

Un sospiro di sollievo giunge dai numerosi sportivi, che eviteranno il rognoso peso di una squalifica causata da uno spinello fumato, senza alcuno scopo dopante, in periodi lontani dalla performance sportiva.

L’ innalzamento della soglia, nonché la depenalizzazione della cannabis nei periodi precedenti alla vigilia di una competizione, eliminerebbe circa l’80% delle positività finora riscontrate e sarebbe sanzionatorio solo nei confronti di chi utilizza la sostanza nelle ore immediatamente precedenti alla gara, con lo scopo di migliorarne la prestazione.

Le preoccupazioni

C’è chi, soprattutto in un Paese proibizionista come il nostro, si appella a tale “scellerata” decisione, affinchè una depenalizzazione a livello sportivo non si estenda all’intero raggio sociale.

La paura risiede nel rischio di percorrere, con questo primo passo, la strada della normalizzazione, superata quella della tolleranza, nell’uso di cannabis.

Inevitabile perciò lo stato di sfiducia nei confronti dell’istituzione sportiva, vista da sempre come promotrice di prevenzione e di un’alternativa a stili sbagliati di vita.

Il test che smentisce

In realtà,  l’effetto ergogenico della cannabis non è mai stato provato a differenza di evidenze contrarie (effetto ergolitico), dal momento che il consumo dello stupefacente è associato ad una riduzione della concentrazione, delle capacità psicomotorie e del livello prestativo.
Renaud e Cormier hanno dimostrato, attraverso uno studio condotto su 12 ciclisti adulti in buona salute, che fumare marijuana riduce la massima prestazione di esercizio fisico. Sottoposti ad un test massimale al cicloergometro,  si è constatata la riduzione della loro tolleranza allo sforzo, che passava da 16 a 15 minuti, dopo aver fumato la sostanza.

La cannabis potrebbe quindi avere un effetto positivo per quegli atleti particolarmente ansiosi che desiderano rilassarsi, rifugiandosi dalle pressioni legate al loro ruolo sociale e migliorando così il feeling con  gli altri componenti della squadra.

Le dubbie posizioni, critiche o scientifiche che siano, portano a chiedersi: quanto ed in che modo, dunque, la cannabis incide effettivamente sulla performance sportiva?

Una cosa è certa, a questa domanda gli atleti saranno liberi di “fumarci” su.

di Annalisa Ianne