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(foto fonte web)
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Lo stalking, definito anche “sindrome del molestatore assillante”, consiste in un insieme di comportamenti anomali e fastidiosi verso una persona, costituiti o da comunicazioni intrusive, quali per esempio: telefonate e lettere anonime, sms ed e-mail, invio di fiori, oppure da comportamenti volti a controllare la propria vittima come pedinamenti, appostamenti, sorveglianza sotto casa, violazione di domicilio, minacce di violenza, aggressioni, omicidio o tentato omicidio.

Segnali

Il comportamento tipico del molestatore assillante o stalker, è, infatti, quello di seguire la propria vittima durante tutti i suoi movimenti. Quest’ultima, a causa della sistematicità di tali azioni, deliberatamente volte ad avvicinarla o a convincerla intorno a qualcosa, oppure, nei casi peggiori, a spaventarla e punirla, percepirà tali atti con fastidio e paura, risultando da essi profondamente turbata sia a livello psicologico che nel modo di rapportarsi con il mondo esterno.

È noto che le donne stalker siano in numero inferiore rispetto agli uomini, ma sono comunque un numero considerevole. Dall’inizio dell’anno secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale Stalking, già dieci uomini hanno perso la vita uccisi da ex compagne.

Una crudele vendetta

«Lo amo disperatamente, follemente. Al cuore non si comanda. Io non gli farei mai del male perché per me lui è tutto. Io insisto per stare con lui: sono convinta che alla fine il mio sentimento sarà ricambiato».

Bella ragazza romana ventenne, studia per diventare infermiera, viso pulito e occhi bellissimi, insospettabile. Eppure è la ragazza che per otto mesi ha reso un inferno la vita di un infermiere di 32 anni, che ebbe tempo prima una breve relazione con lei.

Lo scorso 30 aprile la ragazza avrebbe commissionato a uno sconosciuto di sfigurare il suo amore perduto, gettandogli addosso dell’acido.

La sera del 30 aprile l’infermiere trentaduenne, finito il turno di lavoro, insieme ad una collega era in attesa del trenino che da Tor Pignattara lo avrebbe riportato a Roma, quando un uomo bruno, con la carnagione chiara, gli si avvicinato versandogli addosso il contenuto di una bottiglietta d’acqua. Ma dentro non c’era acqua, bensì acido. Ma non basta. Non del tutto soddisfatta, la ventenne, mentre il suo amore veniva ricoverato in ospedale martoriato dalle ustioni al viso e alle braccia, gli ha inviato un sms orribile: «Non ti è bastato? Ne vuoi ancora?».

Il terrore

La ragazza, convocata dai poliziotti nelle ore successive all’evento, ha negato di essere stata lei a commissionare il brutale agguato, ma ha ribadito di amare perdutamente la vittima. La ragazza è stata indagata per stalking e lesioni.

Fortunatamente l’infermiere guarirà e le sue ferite non sono gravi, ma più difficile sarà guarire dentro: «Sono terrorizzato. Non ne posso più!» è quello che ha detto agli investigatori supplicandoli di interrompere la persecuzione di cui era vittima da otto mesi da parte della ragazza.

La ragazza non si era mai rassegnata alle parole dell’infermiere riguardo al fatto di non volere alcun legame stabile con lei. Non si rassegnava a separarsi dal suo grande amore.

È una ragazza furba: non ha mai usato telefoni riconducibili a lei, non ha mai firmato i messaggi persecutori. Nessuno però molto probabilmente si aspettava che potesse mai arrivare a tanto.

Nuova “moda criminale”?

Nei lontani Afghanistan e Pakistan, l’acido è un’arma micidiale per fermare la ribellione di donne non più disposte a sopportare matrimoni imposti e violenti.

La scelta dell’acido come arma di vendetta, è stata la protagonista prima del caso dell’infermiere di Tor Pignattara, di altri quattro casi:

  • A settembre del 2012 a Brescia, un ragazzo di 26 anni aveva lasciato la sua ragazza incinta e lei ha chiesto ad un amico di sfregiarlo con l’acido; il ragazzo ha subito dodici interventi, ma il suo viso è ancora irriconoscibile.
  • Il 16 aprile 2013 a Pesaro una giovane avvocatessa forse non vedrà più, ha riportato gravissime ferite al viso. Il suo ex ha pagato tre albanesi per sfregiarla con l’acido.
  • In Russia, ex ballerino di 42 anni, oggi direttore artistico del celeberrimo teatro Bolshoi di Mosca, lo scorso 18 gennaio è stato sfregiato in volto con l’acido. Si tratta della vendetta di una ex ballerina esclusa da uno spettacolo.
  • In Pakistan nel 2000, una donna fu sfregiata con l’acido dal marito. La donna fuggì a Roma dove i medici le hanno ricostruito il volto, ma il 17 marzo 2012 si è uccisa, sopraffatta dalla depressione e dal dolore.

di Francesca De Rinaldis