Spread the love
(foto fonte web)
(foto fonte web)

Un pregiudicato, trasferito in una clinica psichiatrica, getta lo scompiglio tra i malati e gli infermieri attirandosi le simpatie dei suoi “colleghi” l’odio della tirannica infermiera.

Volare sul nido del cuculo = in gergo, andare in manicomio. Secondo lavoro americano di Milos Forman, tratto da un romanzo di Ken Kesey (che in seguito disconobbe il film: il protagonista del suo libro era il capo indiano), i cui diritti furono acquistati da Kirk Douglas prima che fosse suo figlio Michael, ancora giovanissimo, a produrci un film.

In un periodo in cui il dibattito sui manicomi era molto acceso (anche in Italia, la legge Basaglia è del 1978), è probabilmente il film “di matti” più riuscito e famoso, in cui l’inevitabile componente comica della vicenda viene comunque affrontata in modo adulto, tenero e rispettoso, per sfociare infine in un finale memorabile che è uno dei più potenti gridi di libertà e ribellione mai visti al cinema.

Il primo di tanti ruoli da strepitoso mattocchio istrione per Jack Nicholson, premiato col suo primo Oscar al pari della legnosa, fredda e odiosa Louise Fletcher; nel resto del cast ci sono anche Danny De Vito, Christopher Lloyd (il Doc di “Ritorno al futuro”) e il guardiano notturno Scatman Crothers, il nero di “Shining”. E’ uno dei tre film della storia che hanno vinto tutti e cinque gli Oscar principali: film, regia, sceneggiatura, attore e attrice protagonista (il primo fu “Accadde una notte”, l’ultimo “Il silenzio degli innocenti”).

Milos Forman, 1975

Recensione di Giuseppe Pastore

http://cinema-scope.org/2007/01/26/qualcuno-volo-sul-nido-del-cuculo-milos-forman-1975/