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Il 2 agosto del 1980 alla stazione centrale di Bologna si verificava uno dei più importanti e gravi attentati terroristici sul suolo italiano.

Esattamente 33 anni fa, in questo giorno, perdevano la vita 85 persone. La bomba, piazzata in una valigia nella sala d’aspetto di 2° classe nella stazione di Bologna, causò anche più di 200 feriti. Erano circa le 10:25 del mattino quanto l’ordigno esplose con violenza inaudita, gettando nel caso la città.

La strategia della tensione?

Tra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80 gli eventi terroristici si susseguirono regolarmente sul suolo italiano, e forse Bologna può essere considerato l’apice della strategia della tensione. Durante le indagini (a differenza degli altri casi di terrorismo, come la strage di piazza Fontana) furono gli eversivi di destra ad essere sospettati e meno di un mese dopo (il 26 agosto) la Procura della Repubblica di Bologna aveva già diramato una serie di ordini di cattura verso alcuni militanti.

L’iter processuale si conclude il 23 novembre 1995 con la condanna all’ergastolo dei neofascisti Giuseppe Valerio Fioravanti e Francesca Mambro (sempre dichiaratisi innocenti), accusati di essere i materiali esecutori dell’attentato. In seguito vengono condannate anche altre persone che avevano tentato di depistare le indagini; tra questo spicca la presenza di Licio Gelli, l’ex capo della loggia massonica P2.

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Indagini bis e virata a sinistra

Nonostante i mandanti della strage non siano mai stati individuati, le indagini sono proseguite sondando piste alternative. Una di queste è stata palesata dall’ex Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, secondo il quale ci sarebbe stato un coinvolgimento palestinese: il Fronte Popolare per la liberazione della Palestina avrebbe agito in concomitanza con il gruppo Separat, capeggiato da Ilich Ramirez Sanchez (conosciuto negli ambienti come “comandante Carlos”).

L’ultima svolta nelle indagini è recente, in seguito all’interrogatorio dell’ex terrorista tedesco Thomas Kram. Arrivato spontaneamente in Italia, Kram ha più volte negato la partecipazione all’attentato, pur confermando di essere stato a Bologna il 2 agosto e di essersi allontanato dalla città al primo suono delle ambulanze. Secondo Kram, ex appartenente al gruppo terroristico di estrema sinistra Revolutionare Zellen legato al comandante Carlos, il gruppo palestinese non avrebbe avuto nulla a che fare con la strage di Bologna.

Il tentativo di trovare piste alternative a quella degli eversivi di destra sarebbe solo l’ennesimo tentativo italiano di riabilitare quel periodo storico ormai passato agli annali come “strategia della tensione”?

di Nicola Guarneri