(foto fonte web)

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Sono trascorsi 22 anni da quel 27 gennaio 1991 in cui perse la vita Riccardo Germani. Vittima di un agguato dal sapore di condanna a morte, nella zona della Borghesiana.

È di alcuni giorni fa la notizia: forse la svolta, forse quella decisiva. Gli inquirenti puntano il dito contro Renzo Valenti, ex socio, mandante dell’omicidio e Maurizio di Battista, uno dei killer assoldati.

La storia

La luce dopo 22 lunghissimi anni. È il 16 settembre appena trascorso. Sono da poco passate le 5 del mattino, quando gli agenti del nucleo operativo di Frascati, alle prime luci dell’alba, irrompono nell’abitazione di Renzo Valenti. L’uomo, titolare di uno dei più grandi depositi giudiziari di Roma, è accusato di essere il mandante dell’assassinio di Riccardo Germani. Il cervello dietro l’intrigato piano, congegnato esclusivamente per eliminare un socio divenuto ormai un rivale scomodo. Da lì a poche ore, un’ordinanza di applicazione di misura cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Roma, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, raggiungerà Maurizio di Battista detto “er Bengala”. Accusato di essere una delle due mani sanguinarie protagoniste dell’efferata esecuzione.

Ora della morte

La notte era quella del 27 gennaio 1991. La lancetta dell’orologio segnava le 21.45, una fredda brezza sotto il cielo della Borghesiana congelava l’aria. Riccardo Germani, trascorsa una piacevole cena in compagnia di amici, si trovava al volante della sua auto lungo via Santa Caterina Villarmosa. Quello che poteva essere un ritorno a casa come tanti altri, l’epilogo di una lunga giornata scontata e speciale come tante altre, si trasformerà in pochi attimi nella fine di tutto, in mezzo a fiumi di sangue versato. Non fu un incidente, una perdita, un tragico gioco del destino, bensì una privazione. Riccardo fu privato della sua vita da due sicari che materializzati dal nulla delle tenebre, lungo quella strada desolata, esplosero 4 colpi di pistola, calibro 38. In pochi istanti i proiettili accesero il buio e spensero per sempre un’esistenza. All’epoca le indagini furono da subito indirizzate verso l’ambito lavorativo della vittima.

Resoconto Carabinieri

«Germani era proprietario del 51% delle quote di una società che gestiva un deposito giudiziario nel quartiere di Torre Angela, mentre le restanti quote erano di Renzo Valentini, uno degli arrestati, ritenuto il mandante. I contrasti tra i due soci erano tali che Riccardo Germani aveva maturato l’intenzione di rilevare anche il restante 49% della società e divenire così amministratore unico. Ma proprio in quel periodo, poco prima dell’omicidio, Germani era stato oggetto di continue minacce» hanno spiegato i carabinieri. Piccole intimidazioni giornaliere, “avvertimenti” telefonici, fino ad arrivare alle più coercitive aggressioni fisiche ad opera d’individui rimasti sconosciuti. Nonostante fosse quasi palese la responsabilità del socio, come una verità in bella vista, gli alibi forniti, accompagnati dalle dichiarazioni dei testimoni, riuscirono sempre a scagionare l’uomo senza poter avvalorare con le prove i sospetti. Nel luglio del 1992 l’indagine fu archiviata.

L’indagine si riapre

Nel 1997 il caso, ormai sepolto sotto le scartoffie della burocrazia, si riapre per un attimo incredibilmente. Tutto parte dalle “confidenze” di un detenuto che dichiara alla Procura della Repubblica di Roma di essere venuto a conoscenza durante il periodo di detenzione che qualche anno prima, ”Er Bengala”, avrebbe portato a compimento un omicidio su commissione di un uomo che aveva intenzione di far uccidere il suo socio nell’attività di depositeria giudiziaria in zona Casilina Gra. L’omicidio avrebbe fruttato ai due sicari 50 milioni di lire. Il racconto dell’ex detenuto, dettagliato e minuzioso, difficilmente apparve come una storia inventata. Purtroppo non aiutò più di tanto gli inquirenti nella ricerca di quei tasselli mancanti per ridare nuova linfa alle indagini e da lì a poco si andò incontro a una nuova archiviazione. Gli anni passavano inesorabili e quando la storia sembrava ormai seppellita nella memoria del tempo, in un fascicolo impolverato, le indagini sul caso Germani furono riaperte per la terza e forse ultima volta.

Ombre del passato

Nell’aprile scorso, mentre l’attività del Nucleo Investigativo dei Carabinieri di Frascati era concentrata sull’omicidio di Paolo Marfurt, avvenuto a Frascati, in località Vermicino lo scorso 3 ottobre 2012, alcune notizie importanti vennero a galla dal passato. Forse il destino, forse perché prima o poi tutti i nodi vengono al pettine, fatto sta che dopo 22 anni è stato possibile riconoscere nella persona di Paolo Marfurt, ormai deceduto, il secondo sicario che in quella notte alla Borghesiana portò a termine l’omicidio su commissione. Come un segmento mancante, quello di Manfrut, è stato collegato alla storia fino ad oggi ricostruita riuscendo cosi a trovare la quadratura del cerchio raccogliendo le prove necessarie per definire la definitiva responsabilità di Renzo Valenti e Maurizio Di Battista.

Lo scorrere del tempo a volte sembra sotterrare i fili delle esistenze che s’intrecciano ingarbugliandosi, ma il presente, come anche il futuro, resta sempre collegato al passato, nel bene e nel male. La morte di Riccardo, OGGI, non è rimasta impunita.

di Alberto Bonomo