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Soldi a destra e a manca. Davvero l’Istituto Opere di Religione è a una svolta storica oppure è ancora tutto in alto mare?

Trasparenza, trasparenza e ancora trasparenza. Non poteva che essere questa la parola d’ordine di Ernst Von Freyberg, fin dal principio della sua nomina quale nuovo presidente dell Ior, la Banca Vaticana, avvenuta la scorsa primavera come “ultima volontà” dell’ex Pontefice e connazionale Joseph Ratzinger.

Il passato

La trasparenza era una prerogativa necessaria secondo il banchiere tedesco, che già in un’intervista al Corriere della Sera dello scorso maggio rispondeva con fermezza alle accuse (mai passate di moda) contro l’Istituto per le Opere di Religione. Lo Ior, infatti, ha una storia – passata e presente – ricca di crack con la giustizia e inchieste scomode. Percorrendo gli anni a ritroso, restano celebri gli affari sporchi legati a Michele Sindona (iscritto alla P2, colluso con la mafia, giudicato il mandante dell’omicidio dell’avvocato Giorgio Ambrosoli e attivo nello Ior dal 1969) e allo scandalo del Banco Ambrosiano, culminato nell’arresto di Roberto Calvi, il “banchiere di Dio” che assumerà ufficialmente il controllo dell’Istituto vaticano nel 1975.

Se questi sono i due episodi più eclatanti di una storia di illeciti bancari lunga decenni, le premesse sono tutt’altro che rosee. La “trasparenza” invocata in primavera da Von Freyberg non può che essere il punto numero uno del suo nuovo programma.

Ultimi tempi

Anche negli ultimi anni, infatti, lo Ior non ha certo dormito sonni tranquilli (o, almeno, non li ha fatti dormire ai suoi donatori). Parlano da sé il caso del 2010 del Credito Artigianato e la più fresca vicenda dell’avvocato Briamonte, legato a doppio filo con la banca vaticana e la Monte dei Paschi.

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Ma tutto ciò è avvenuto prima dell’ingresso in campo di Von Freyberg. Ma cos’è successo durante l’estate, nel lasso di tempo che ci separa dalle prime dichiarazioni del neo-presidente Ior alla stampa? Altre inchieste, ça va sans dire.

Nelle scorse settimane, è esploso un nuovo caso a Salerno, che inchioda il parroco locale don Nunzio Scarano. L’accusa? La solita: soldi rubati tramite un conto Ior. Il sacerdote avrebbe approfittato delle massicce donazioni a favore della Casa degli Anziani di Salerno, per ingrassare un fondo personale sul proprio conto con la Banca Vaticana. Una crepa nella trasparenza impenetrabile promessa da Von Freyberg.

Le “crepe”

E a creare una voragine in questa crepa, ci ha pensato pochi giorni fa Il Fatto Quotidiano, con un’inchiesta che rivela «una delle più grandi fughe di capitali mai realizzate». Secondo questa nuova rivelazione, lo Ior avrebbe portato all’estero mezzo miliardo di euro, negli ultimi quattro anni. La maggior parte di questo denaro, una somma davvero considerevole, sarebbe finita proprio in Germania, soprattutto alla Deutsche Bank.

Certo, il lavoro di Von Freyberg è ancora all’inizio e il sito internet dove a maggio aveva promesso che sarebbero stati pubblicati tutti i movimenti finanziari dell’Istituto bancario, sarà attivo solo da ottobre.

Intanto lo Ior cambia i presidenti, ma non perde il vizio. Aspettando i primi pareri in proposito di Papa Bergoglio, che – specie dopo quest’ultima inchiesta – non potrà restare a guardare ancora per molto.

Il destino dello Ior, che ora arranca in bilico su un filo di ragnatela, dipende anche dalle sue parole.

di Luca Romeo