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(foto fonte web)
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La Terra dei Fuochi gronda diossina, ottimo fertilizzante per tumori. Un’altra bimba muore di tumore ad Acerra (NA).

Agghiacciante

È sconvolgente, ma forse anche peggio se poi si scopre che i tumori nell’età infantile sono molto rari e che “semplicemente” da quelle parti funziona così, ovvero che vengono scaricati illegalmente rifiuti, anche tossici, da parte della Camorra; che i cumuli di questi rifiuti vengono incendiati; che i fumi scaturiti dai roghi diffondono sostanze tossiche e che tra queste figura anche la diossina.

Ora, l’inquinamento dei terreni causato dalla diossina è rischiosissimo perché lo capirebbe chiunque che a  cascata si infettano gli animali da allevamento, l’agricoltura e quindi anche l’uomo.

Ed è altrettanto vero (e noto sin dal 2004 grazie agli studi condotti da Lancet) che la Campania detiene il primato di regione italiana a più alta incidenza tumorale e l’attesa di vita alla nascita è inferiore di addirittura due anni rispetto ad altre regioni come le Marche.

L’uovo di Colombo        

Quindi apparentemente ci troveremmo di fronte ad una classica soluzione alla “uovo di Colombo”:  per bloccare il dilagare di questi tipi di tumori si deve impedire lo smaltimento illegale di rifiuti nella Terra dei Fuochi (così ribattezzata da Roberto Saviano nel suo libro Gomorra l’area della provincia di Napoli compresa tra i comuni di Qualiano, Villaricca e Giugliano invasa da roghi  appiccati ai cumuli di scarti).

Eppure, trattandosi di un uovo di Colombo alla diossina, condito di Camorra, nessuno lo ha mai sfiorato per timore che esplodesse, buttando fuori il marciume che racchiude, un misto di istituzioni paralizzate e illegalità pattuita. Le tossine sprigionate dagli incendi e dalle discariche abusive si sono infiltrate sottopelle, soffocando i “perché” urlati a squarciagola da chi ha perso i propri figli, da chi vede il degrado avanzare indisturbato mietendo vittime, da chi vorrebbe ribellarsi ad uno scempio tale ma non ha i mezzi nè l’autorità per sovvertire il sistema.

L’ambiente è inquinato, il cibo è inquinato, i bambini sono inquinati, e si ammalano, o addirittura muoiono. Eppure non la pensa così il ministero della Salute che attribuisce vigliaccamente ad un errato stile di vita l’alta mortalità infantile per tumore che si rileva da queste parti.

Salviamo l’uovo o la gallina?

Ma guardiamoci negli occhi: a che gioco stiamo giocando? Possibile che si preferisca tenere in piedi una impalcatura malata e corrosa, invece che abbatterla per estirpare alla radice quanto ci è possibile e contribuire alla salvaguardi del futuro nostro ma soprattutto di chi verrà dopo di noi? Da un lato dilaga la ricerca scientifica, addentrandosi nei meandri più reconditi del corpo umano per cercare di domare l’indomabile, se non addirittura di prevenirlo; dall’altro, pur avendo in mano la soluzione sembra fin troppo facile adottarla e si preferisce arrampicarsi sui vetri per giustificare scelte di comodo intrise di interessi politici e di omertà.

Cosa vogliamo veramente: salvare l’uovo di facciata oggi o la gallina della giustizia domani?
Ci siamo talmente inariditi che ormai siamo diventati  insensibili a tutto, ma soprattutto a tutti, addirittura ai bambini. Abbiamo raggiunto livelli tali di indifferenza ed egoismo da non provare più pietà per niente e nessuno. Altro che biopensiero e green style ed ecosostenibilità.

Gira e rigira, il nocciolo duro è rappresentato sempre da chi detiene il potere: se non si insinua lì una cellula di buon senso, di sensibilità, di rispetto per la vita, di delicatezza e tatto verso l’ambiente e chi lo abita, sono inutili i progressi in campo medico, inutili quelli in campo scientifico, inutili quelli in campo economico. Come è vero che oggi stiamo vivendo una pesante crisi economica a livello mondiale, nonostante l’esperienza fatta delle crisi passate, nonostante le teorie formulate, nonostante gli approfonditi studi basati su ipotetici sviluppi futuri.

Immobilità

La verità è che l’immobilità regna sovrana: non ci si vuole sporcare le mani, scendere per le strade e toccare con mano la realtà. Tutti laureati, dottori, studiosi, sì ma empirici. La gravità di certe situazioni si percepisce solo parlando con la gente, condividendo il dolore e la tragicità causati da scelte sbagliate. È indispensabile muoversi fisicamente per andare a capire come si annida la corruzione, per indagare quale anello della catena si indebolito a furia di essere eroso a piccoli morsi dall’illegalità. «Chi è fedele nel poco è fedele nel molto» si insegna nel Vangelo, ed è così. È dalle piccole concessioni e raccomandazioni che scaturiscono poi situazioni irreversibili.

Alla fin fine “basterebbe” trattare la questione approcciandola come un uovo di Colombo e non di struzzo: non nascondere sotto la terra, o nel caso specifico incendiare, bensì colpire secco, con polso fermo, senza mezze misure per garantire solidità alla struttura.

di Chiara Collazuol