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Di figure controverse come quella della contessa Elizabeth Báthory  la storia è piena,  tuttavia, non sempre nei libri e nei sussidiari scolastici è possibile trovare informazioni al riguardo o, per esempio, leggere qualcosa che in qualche modo accenni al loro tetro vissuto.

Erzsébet Báthory, conosciuta anche come Elizabeth Báthory o Elisabetta Báthory, nacque in Ungheria nel 1560 da una famiglia nobile. La sua discendenza aristocratica (era la nipote del Re di Polonia) e il matrimonio con Ferenc Nádasdy, le assicurarono fin da giovanissima una posizione di prestigio e potere tanto che, per molto tempo, nessuno ebbe il coraggio di opporsi al suo operato, permettendole in questo modo di agire indisturbata.

I primi segni di squilibrio di Elizabeth Báthory  iniziano a palesarsi già in tenera età. La contessa, infatti, fin da bambina soffriva di forti crisi di nervi, tali da incidere negativamente sul suo umore e da spingerla, da un momento all’altro, a esplodere in terribili momenti di rabbia.

La leggenda narra che a segnare profondamente il suo temperamento, già di per sé altalenante e squilibrato, sia stato un episodio in particolare che, stando ai fatti riportati, la vide tristemente protagonista all’età di soli sei anni. In quel tempo, al castello dove Elizabeth dimorava, uno zingaro del posto  (dopo essere stato invitato tra le mura con l’inganno) venne condannato a morte dalla famiglia dei Báthory, poiché accusato di aver venduto i propri figli a turchi.

Le grida di disperazione dell’uomo attirarono l’attenzione della giovane contessa, tanto da spingerla, alle prime luci dell’alba, a lasciare di nascosto le sue stanze per assistere all’esecuzione del condannato. Sebbene le torture e le punizioni corporali nei confronti delle classi più deboli non fossero così rare nel sedicesimo secolo, la pena inflitta allo zingaro fu davvero singolare: dei soldati al servizio dei Báthory, infatti, tagliarono il ventre di un cavallo tenendolo immobilizzato a terra e, dopo averlo sventrato, infilarono il condannato a morte all’interno della pancia dell’animale per poi cucirlo al suo interno e lasciando fuori solo la testa dell’uomo.  Una morte lenta e atroce che, tuttavia, non è un episodio isolato nella fanciullezza di Elizabeth.

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