Restando nell’atmosfera inquietante c’è da dire che la polizia decapitò tutti i corpi, per mandare i teschi a Monaco di Baviera, dove delle chiaroveggenti tentarono di mettersi in contatto con i morti senza successo.
Furono interrogate più di cento persone, e l’ultimo interrogatorio risale al 1986, ovvero 64 anni dopo il massacro, ma questo omicidio è rimasto un vero mistero.
La polizia in un primo momento pensò ad una rapina, teoria abbandonata dalla scarsa quantità di denaro trovata all’interno della fattoria e dagli interrogatori fatti agli abitandi del villaggio e ai vagabondi della zona.
Un sospettato fu Karl Gabriel, marito di Viktoria Gruber. L’uomo, in realtà, era stato dato per morto in guerra, nel 1914, ma siccome il suo corpo era letteralmente sparito, la polizia ipotizzò che potesse essere segretamente entrato nella fattoria per poi scoprire che il piccolo Josef non era realmente figlio suo.
Due soldati che combatterono nella Seconda Guerra Mondiale, inoltre, parlarono di questo terribile massacro utilizzando descrizioni fisiche compatibili con la figura di Karl Gabriel. La sua responsabilità, però, non è mai stata verificata.
Il piccolo Josef, secondo il villaggio, era frutto di un violento incesto tra Andreas Gruber e la figlia Viktoria. Andreas, però, pur essendo considerato il padre naturale di Josef non era il padre legittimo. Quest’ultimo, come da lui stesso dichiarato, era Lorenz Schlittenbauer, un contadino di una fattoria vicina, che dichiarò pubblicamente di essere costretto a dare gli alimenti a Viktoria. Venne anche lui indagato, ma senza alcun riscontro.
Poco prima del massacro Viktoria Gruber lo stava citando in giudizio, in quanto si rifiutava di pagare gli alimenti perché aveva messo su famiglia con un’altra donna. L’uomo faceva parte della squadra che ha ritrovato i corpi dei Gruber e, secondo quanto riportato, disturbò in diversi modi la scena del crimine.
Venne indagato, in quanto unica persona ad avere un reale movente, ma non sono mai state trovate prove contro di lui.
Sono state tante le persone interrogate e indagate, tra cui il rapinatore seriale Josef Bartl e i fratelli Paul e Ludwing Blunder, ma l’ipotesi della rapina cadde quasi subito per via dell’efferatezza del crimine e l’accanimento contro la famiglia Gruber.
Le tracce che aveva visto Andreas Gruber interrompersi misteriosamente sulla neve furono chiamate “le impronte del diavolo”, quasi come fossero un sinistro presagio dell’imminente massacro. La polizia partì proprio da questi dettagli, ma tutto era così inquietante e strano che le indagini non riuscivano a trovare la loro strada.
Lentamente prese piede l’ipotesi del paranormale, che venne sempre più alimentata dal racconto di tutti quei dettagli al limite dell’assurdo che aveva fornito Andreas Gruber nei giorni prima della sua morte.
Nel 2007 le indagini furono affidate agli studenti dell’Accademia di Polizia nella speranza di risolvere questo caso grazie alle tecniche più moderne. Questo, però, non fu possibile per via del troppo tempo trascorso dal delitto e per via delle indagini di quel tempo, effettuate con metodi definiti primitivi.
Gli studenti, però, riuscirono ad identificare una persona come principale sospettato, anche se non rivelarono pubblicamente il suo nome per rispetto ai parenti ancora in vita della famiglia Gruber.
La fattoria Hinterkaifeck venne distrutta completamente e venne costruito un memoriale per la famiglia Gruber, a cui il villaggio a dedicato quella data terribile.
Il delitto è rimasto uno dei più grandi misteri irrisolti di tutti i tempi.
Chiara Nava
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