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I bambini erano tenuti incatenati al muro o al tavolo, a volte venivano anche rinchiusi dentro delle gabbie, circondati dal proprio sangue e dai propri escrementi. Nei confronti dei due innocenti Klara arrivò addirittura a praticare del cannibalismo. Un giorno la madre di Ondrej e Jakub infatti si presentò a casa con un coltello e, servendosi di quell’arnese, cominciò a recidere lentamente alcune parti del corpo di Ondrej. Estrasse alcuni pezzi dalla schiena e dal costato per poi scuoiarlo parzialmente. I due bambini (sia Ondrej che il fratello) vennero costretti a mangiare quei pezzi di carne umana insieme alla madre.

L’incubo giunse al termine quando una sera, tutti e sei gli adulti, decisero di filmarsi durante la celebrazione di uno dei loro riti. L’idea fu di Jan Turek e Barbora Skrlova. I due decisero nello specifico di servirsi di un baby monitor per riprendere tutto: in questo modo sarebbe stato possibile assistere a quelle pratiche da qualsiasi stanza della casa. Quella sera però qualcosa accede e loro, finalmente, vennero arrestati dalla polizia. Un vicino di casa dei Mauerova aveva installato nella camera da letto del figlio appena nato un baby monitor per tenere d’occhio durante la notte il suo piccolo. Ci fu però un’interferenza e dall’apparecchio di quell’uomo, posizionato a una distanza non molto lontana da quello dei Mauerova, vennero trasmesse delle immagini raccapriccianti che lo fecero rabbrividire. Nello schermo apparve Ondrej. Nudo, sporco e ricoperto di sangue il bambino continuava a contorcersi a terra per il dolore. Nonostante le immagini poco chiare del monitor, il vicino riuscì anche a distinguere le terribili ferite aperte e le mutilazioni corporali inflitte al bambino.

Il passo successivo fu quello di chiamare la polizia che, precipitatasi subito sul posto, arrestò i colpevoli e li portò in prigione. L’unica a non essere stata arrestata quella sera fu Barbora la quale, aiutata dalla sua condizione fisica e da travestimento improvvisato, si finse una bambina. Gli agenti arrivati sulla scena del crimine la scambiarono infatti per un altro minore vittima di abusi e, il giorno dopo, la trasferirono in un orfanotrofio. Da lì Barbora riuscì a fuggire, si tagliò i capelli e, per diverso tempo, trovò rifugio in una famiglia di benefattori dopo essersi finta un bambino di strada. Per diverse settimane visse come Adam, un bambino norvegese di 13 anni rimasto orfano e senza casa. Fu poi però la famiglia stessa a consegnarla alla polizia una volta appreso dai notiziari la sua vera identità.

Dalle testimonianze e dalla ricostruzione dei fatti è emerso che, in casa Mauerova, gli abusi sessuali, le violenze e le mutilazioni corporali andavano avanti già da almeno sei/otto mesi.

Dopo l’arresto e il processo, nel 2008, Klara e Katerina Mauerova, poiché ritenute mentalmente instabili e incapaci di capire la gravità delle loro azioni, vennero condannate a soli dieci anni di reclusioneBarbora Skrlova se la cavò con cinque anni di galera. Nonostante fosse complice delle sorelle e nonostante la sua tentata fuga per cercare di sottrarsi alla giustizia, la difesa ottenne una riduzione della pena puntando tutto sul fatto che la donna non avesse mai toccato direttamente i bambini. I due fidanzanti, Hana Basova e Jan Skrla vennero invece condannati a sette anni di reclusione per aver fomentato gli abusi ed aver conservato in casa parecchie foto e immagini di quegli avvenimenti. Jan Turek in fine, nonostante il ruolo ricoperto all’interno della setta, venne accusato solo di essere un complice. Il suo avvocato difensore riuscì a convincere la giuria che, negli abusi, lui avrebbe avuto solo un ruolo marginale.

Oggi Ondrej e Jakub, le vere vittime di questa terrificante storia, hanno cambiato nome e sono stati affidati ad una famiglia che, fin dal primo momento, ha voluto rimanere nell’anonimato per tutelare i minori.

 

Federica Petrucci

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