(foto fonte web)

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Un mese dopo, gli stessi periti si mostrano convinti del fatto che nessuna violenza sessuale sia mai avvenuta. Pian piano, nella vicenda, si scoprono piccoli e grandi dettagli portati alla luce anche dai media sempre più pressanti e attenti al caso. Si scopre così che Sabrina provava risentimento nei confronti di Sarah a causa di una rivalità in amore, un amico comune desiderato da entrambe che una sera ebbe la sfrontatezza di chiedere a Sabrina di rivestirsi perché non intenzionato ad avere rapporti con lei; e viene alla luce che già nei primi istanti della presunta scomparsa di Sarah, Sabrina era parsa allarmata per soli cinque minuti di ritardo, da parte della cugina, all’appuntamento stabilito per andare al mare: sono gli attimi in cui la vendetta nei confronti di Sarah si è già concretizzata.

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Sabrina avrebbe odiato profondante Sarah perché quest’ultima avrebbe addirittura avuto un rapporto sessuale col ragazzo conteso. E Sabrina lo sape bene perché pare ne abbia sentito i rumori. Ma quel giorno, ella non pensa all’omicidio: mostra la propria fragilità recandosi in un bar a bere “per dimenticare”.

Ma nel primo periodo delle indagini, Misseri cambia nuovamente versione: Sabrina avrebbe portato Sarah in cantina con la forza e lì avrebbe cercato di dissuaderla dalla famigerata denuncia. E ancora, passa meno di una settimana, e dunque nell’arco di un mese e mezzo, spunta la terza versione che vede Misseri protagonista dell’omicidio assieme a Sabrina, con quest’ultima che tiene ferma Sarah mentre lui la strangola.

In poche ore, l’Italia riscopre l’orrore e la paura che il nucleo familiare possa inesorabilmente trasformarsi, in qualsiasi momento, in un luogo di morte. Il Paese non è nuovo a omicidi in famiglia, ma questo appare particolare perché alla base non ci sono eredità da “conquistare” o soldi da rubare:  in fondo al pozzo della vicenda, assieme al corpo di Sarah, c’è una banale gelosia fra adolescenti.

Ogni famiglia italiana si pone la domanda se sia così sottile la differenza fra un risentimento fra ragazzine e l’omicidio. Si susseguono le immagini delle “antiche” famiglie italiane, lì dove a quindici anni era letteralmente proibito comportarsi come un adulto: ma l’Italia, così come il mondo, è mutata, e le foto di un tempo sono ingiallite permettendo che la gelosia tra due ragazzine entri di diritto nel novero delle ragioni passionali che possono scatenare un omicidio.

Ma è davvero possibile che tale ragione sia all’origine dell’assassinio? Le risposte agli italiani vengono servite dai media su un piatto d’argento e il “macabro chef” della situazione è ancora una volta Michele Misseri: Sabrina avrebbe ucciso Sarah. I sospetti iniziali si vestono di realtà. Stavolta lo zio Michele è estremamente preciso nell’indicare le modalità e gli oggetti: prima una cintura, e in seguito una corda, sono state utilizzate per uccidere Sarah.

Le analisi dell’Ert su una delle cinture sequestrate in casa Misseri confermano finalmente una delle versioni, rafforzata da testimoni che videro l’8 ottobre una corda proprio in casa Misseri. E così come nel primo interrogatorio, lo zio Michè riporta alla memoria il sogno in cui Sarah, dopo essere stata gettata nel pozzo, gli avrebbe chiesto dei vestiti per coprire quel corpo nudo e freddo ormai abbandonato.

L’immagine onirica aveva spinto lo zio Michele a recarsi al pozzo stesso per pregare, in ginocchio a mani giunte.  E’ questa, probabilmente, la scena-verità che inquadra l’intera vicenda, rivelando il rimorso di un uomo che avrebbe agito per difendere le malefatte della propria figlia mettendo in piedi una sceneggiata densa di fatti ormai noti agli italiani.

Ma le ombre continuano a muoversi e forse ve ne sono altre che ancora non hanno un volto ma che agiscono nel silenzio e al buio, col tentativo di guidare la vicenda verso una verità che vuole Michele Misseri colpevole e Sabrina innocente.

Le ombre, forse sono le stesse che il giorno dell’omicidio di Sarah hanno sentito, hanno visto e hanno coperto tutto; forse sono le stesse che non entreranno mai nel registro degli indagati ma che porteranno dentro di sé la colpa di voler salvare un’omicida da quel che oggi appare un’inevitabile condanna. Secondo tale logica, sono state annunciate “rivelazioni clamorose” e verità indicibili ma che in realtà si sono mostrate solo il tentativo di condannare Michele Misseri ben prima della magistratura e prima del parere dei medici, perché “pazzo” e “imbottito di farmaci”.

E’ infatti questa la verità di  Cosima, moglie di Michele Misseri, che assieme a Valentina, la sorella di Sabrina, sostengono che Sabrina debba lasciare il carcere in quanto senza colpa. Ma lo zio Miché ha ben inteso cosa si sta tramando alle sue spalle e, come prima forma di difesa, ha chiesto di non incontrare più la sua famiglia in carcere.

La vicenda Scazzi si trasforma così in una storia sociologicamente conturbante con, da un lato, l’immagine di un padre che ha vissuto con l’atroce dubbio se difendere o meno la figlia dall’accusa di omicidio; e dall’altro, una madre che difende la figlia anche a costo di dichiarare pazzo il proprio marito. Forse è questa l’anima che tiene in piedi il caso Scazzi agli occhi della pubblica opinione, colpendo al cuore della famiglia sulla correttezza di difendere una figlia da un’accusa atroce oppure di permettere che la sua vita venga stravolta per sempre.

E’ probabilmente questo dubbio che, aldilà delle decisioni dei giudici, renderà per sempre il caso Scazzi un mistero irrisolto.

di Pasquale Ragone

(Articolo tratto dal settimanale “International Post”, 22.11.2010)

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