(foto fonte web)

(foto fonte web)

Spread the love
(foto fonte web)
(foto fonte web)


La quarta puntata della serie “Assassinopedia”. 
La vicenda di Theodore Robert (“Ted”) Bundy, è la storia di uno dei più famosi e feroci serial killer americani che si ricordino a memoria d’uomo.

In soli quattro anni (1974-1978), infatti, Ted seminò il terrore lungo tutti gli Stati Uniti, dallo Utah alla Florida. Anche se in tribunale confessò 28 omicidi, in realtà, secondo gli inquirenti di allora, Ted ne collezionò un numero maggiore (tra le 36 e le 52 persone). I giornalisti dell’epoca arrivarono addirittura ad attribuirgli ben 100 assassinii.

Quante siano state veramente le sue vittime non è ancora oggi noto. Ma, numeri a parte, una cosa è certa: Ted Bundy, uomo colto, raffinato, dal viso pulito e i modi gentili, rimane una delle più personalità criminali più affascinanti degli ultimi decenni, al punto tale che le sue gesta sono state raccolte in numerosi libri (su tutti “Ted Bundy: Conversazioni con un Assassino” di Ann Rule), TV movie (“The Deliberate Stranger”, 1986 e “The Stranger Beside Me”, 2003), e film (“Ted Bundy” di Matthew Bright, 2002, e “Bundy: An American Icon” di Michael Feifer, 2008).

Theodore Robert Cowell (alias Bundy)

Ted Bundy nasce il 24 novembre 1946, a Burlington, Vermont. La madre, Louise Cowell, abbandona il figlio all’Elizabeth Lund Home, la clinica in cui ha partorito, specializzata ad ospitare giovani ragazze rimaste incinte da compagni occasionali. Il padre di Ted, infatti, è un anonimo ufficiale dell’Aeronautica, che è sparito quando ha saputo che Louise era incinta.

Otto settimane dopo il parto, pentita di aver abbandonato il neonato, Louise torna a riprenderlo con sé, spacciandosi per la sorella maggiore del bambino. Per coprire la vergogna e l’umiliazione di essere una ragazza madre, Louise decide di andare a vivere con i suoi genitori, vicino Philadelphia, e fa credere a tutti, soprattutto a Ted, che lei è sua sorella, e che i suoi nonni sono i suoi genitori. Nel 1951, Louise e Ted si trasferiscono a Tacoma, vicino Washington: sarà qui che Louise conoscerà e sposerà Johnnie Bundy, un cuoco militare, di cui Ted, così come i futuri altri quattro figli della coppia, erediterà il cognome.

Negli anni, gli sforzi di Johnnie per avvicinarsi a Ted, già di indole piuttosto chiusa, saranno innumerevoli. Ma Ted non vorrà mai saperne di relazionarsi col patrigno, considerando sempre dentro di sé il nonno come suo vero padre e come reale punto di riferimento.

Nonostante la situazione familiare non fosse delle più normali, Ted cresce ben educato. Molto timido, a scuola diventerà oggetto di bullismo, ma crescendo cambierà decisamente personalità. Ted diventerà una figura dominante, un tipo ben vestito, considerato da tutti molto simpatico, un bel ragazzo fisicamente atletico, attratto dallo studio e impegnato in numerose attività extrascolastiche, come la politica e lo sci.

Il successo sociale di Ted, però, non va di pari passo con i suoi sentimenti. Per Ted, la realizzazione sociale è imbarazzante, difficile da gestire, e non si sentirà mai veramente integrato in quel mondo perfetto. Alle ragazze preferisce la solitudine, e sarà proprio questo suo disagio a fargli cominciare a commettere piccoli furti senza provare nessun rimorso. Dopo le superiori, Ted si iscrive all’Università di Puget Sound per continuare gli studi, anche se poco dopo si trasferirà all’Università di Washington per insolvenza economica.

Incontro fatale

La vita di Ted Bundy cambia improvvisamente nel 1967, quando incontra la donna dei suoi sogni. Bella, elegante, sofisticata, di buona famiglia, Stephanie Brooks è per Ted il sogno di una vita. Nonostante Ted farà di tutto per farla innamorare, Stephanie non contraccambia di pari intensità il sentimento di Ted. Al contrario, la giovane si convince sempre più che Ted non ha futuro o una meta, gli manca il carattere per essere un buon marito, e che –in sostanza- non può stare con lei.

Così, raggiunta la laurea, Stephanie tronca di netto ogni rapporto con lui. Per Ted quello sarà un colpo durissimo, da cui non si riprenderà mai più. Stephanie diventerà sempre più per Ted un’ossessione, e nonostante l’anno successivo (1968) sembri portare una speranza di riavvicinamento, questa viene disattesa ben presto. Per Ted, l’abbandono di Stephanie è uno shock terribile. Nulla avrà più un minimo interesse per lui, incluso lo studio, e cade in una profonda depressione.

Nel 1969 c’è anche un altro evento che cambia radicalmente la vita di Ted: entrato in possesso di alcuni documenti del Vermont, scopre casualmente che Louise non è sua sorella, ma sua madre. Una notizia del genere, a 23 anni suonati, avrebbe scosso chiunque, figuriamoci il giovane Ted, che, abbandonato dalla ragazza e persa la fiducia nei suoi familiari più stretti, non ha più punti di riferimento. La scoperta, poi, porta Ted a incarognirsi ancora di più nei confronti del suo patrigno, ormai odiato profondamente.

Comunque, nonostante tutto, quegli anni di profondo sconforto vengono superati abbastanza presto: nello stesso 1969, Ted si re-iscrive all’Università, si dedica alla politica ed entra nel partito repubblicano (con Dan Evans); riceve una medaglia dalla polizia per aver salvato un bambino dall’annegamento; comincia anche una nuova relazione con una ragazza madre, Elizabeth Kendall, follemente innamorata di lui, che gli propone continuamente il matrimonio nonostante sospetti di alcuni suoi tradimenti.

Nel 1973 Ted Bundy viene anche promosso ad assistente di Ross Davis, chairman del partito Repubblicano dello Stato di Washington. E’ proprio in quell’anno, durante un viaggio di lavoro in California, che accade l’impossibile: Ted e Stephanie, la sua vecchia ossessione, si rincontrano per caso. Stephanie rimane molto colpita dal cambiamento di Ted, e i due diventano finalmente amanti. In poco tempo, il loro rapporto cresce sempre più fino a sfociare in una proposta di matrimonio da parte di Stephanie. A quel punto Ted, per vendetta, la lascia in tronco sparendo per sempre, così come lei aveva fatto cinque anni prima con lui.

(foto fonte web)
(foto fonte web)

Un uomo chiamato “Ted”

Realizzata la sua vendetta, Ted Bundy entra in una spirale senza fine di violenza. A partire dal 1974, si realizzano sempre più di frequente casi di sparizione improvvisa di giovani ragazze, soprattutto nelle zone di Washington e Seattle. Si tratta sempre di ragazze bianche, single, snelle, con capelli lunghi dalla riga in mezzo, che portano pantaloni al momento della scomparsa, solitamente la sera.

La prima vittima è Lynda Ann Healy, una 21enne annunciatrice radiofonica ritrovata morta nella sua camera da letto il 1 febbraio 1974. Il 17 giugno del 1974 è la volta di Brenda Baker, che viene rinvenuta in un parco. Similmente, nel mese di agosto vengono scoperti nel parco del lago Sammamish (Washington) i corpi di altre due donne, Janice Ott e Denise Naslund, sparite improvvisamente il 14 luglio.

Dagli interrogatori della polizia emerge che in occasione di ogni scomparsa, nei dintorni è stato avvistato un uomo, che si presenta come “Ted“, con un braccio o una gamba ingessati, che avvicina le ragazze chiedendo gentilmente aiuto per trasportare qualcosa o per montare sul suo maggiolino Volkswagen. Ma a parte questo, le indagini sembrano brancolare nel buio.

Nel frattempo, i casi di misteriose sparizioni si spostano dallo stato di Washington allo Utah. E’ così che il 18 ottobre 1974 viene ritrovato prima il corpo di Melissa Smith, mentre appena un paio di settimane dopo, vi è la scomparsa di Laura Aime, 17enne che verrà poi ritrovata morta in un fiumiciattolo sulle Wasatch Mountains. In entrambi questi casi, le vittime sono state prima colpite violentemente alla testa, sodomizzate e stuprate, e poi il loro cadavere spostato in altro luogo.

Quando Elizabeth Kendall vede l’identikit disegnato su un giornale del potenziale assassino le viene un terribile sospetto. Tutto combacia: il maggiolino, il nome, il volto. La ragazza, preoccupata, si mette in contatto diverse volte con la polizia di Seattle, fino a ottenere un confronto. Purtroppo, però, le foto che fornisce di Ted Bundy non convincono i testimoni oculari e la polizia abbandonerà per diversi anni quella pista, inserendo direttamente Ted Bundy nella lista delle “persone al di sopra di ogni sospetto”.

L’8 novembre 1974, Ted Bundy compie il suo primo errore: in una libreria dello Utah, fingendosi un ufficiale di polizia, Ted avvicina la 18enne Carol DaRonch. La scusa è che qualcuno ha tentato di intrufolarsi nella sua macchina e così l’ufficiale/Ted, gentilmente, si offre volontario per accompagnarla al parcheggio, a verificare che tutto sia a posto.

Arrivati alla macchina, le cose della ragazza sono tutte al loro posto, ma l’ufficiale di polizia pretende che la ragazza lo segua alla sede centrale per stendere verbale. Carol, che ha letto i giornali, si preoccupa, soprattutto per l’auto del poliziotto, un maggiolino. Chiede di poter vedere il distintivo. Ted ovviamente ne ha uno finto e riesce a imbrogliarla di nuovo. Fermata la macchina, Bundy ammanetta la ragazza e la minaccia con una pistola per evitare che si metta a urlare.

Ne nasce una colluttazione, alla fine della quale Carol riesce a lanciarsi fuori dall’auto. Grazie al sangue ritrovato sulla giacca di Carol, la polizia riesce a estrarre il gruppo sanguigno di Bundy. Poche ore più tardi, presso il Liceo di Viewmont, Ted utilizza lo stesso trucchetto con Debby Kent, questa volta con successo, dato che la ragazza non verrà mai più ritrovata.

Il 12 gennaio 1975 è la volta di Caryn Campbell, scomparsa da un resort sciistico in Colorado, dove si trovava con la sua famiglia. Nei mesi successivi altre cinque donne vengono ritrovate morte in Colorado, con segni di violenti colpi al cranio. A quel punto diventa evidente che l’assassino è qualcuno che ha la possibilità di spostarsi da Stato a Stato.

Nell’agosto 1975, finalmente, accade una grande svolta nelle indagini. Ted Bundy viene fermato dalla polizia stradale per un controllo, ma lui, alla vista della polizia, spenge i fari e prosegue dritto. Inseguito, viene poco dopo raggiunto dalla polizia, e la sua auto viene ispezionata. Vengono ritrovati dentro delle manette, un rompighiaccio, un piede di porco, una maschera da sci aperta sugli occhi e molti altri oggetti sospetti. Così, Ted viene arrestato con il sospetto di furto con scasso.

Gli oggetti ritrovati nella sua auto vengono comparati con quelli repertati in altri casi. Le manette, in particolare, attirano l’attenzione della polizia, che ben presto riesce a scoprire che quelle stesse manette sono state usate nel caso di Carol DaRonch. Viene organizzato un confronto all’americana per il riconoscimento di Ted Bundy tramite i testimoni oculari. Carol, chiamata a testimoniare, riconosce subito l’uomo che l’ha assalita.

Attraverso l’analisi della sua carta di credito, gli spostamenti di Ted Bundy negli anni 1974-75 vengono abbinati alle zone in cui degli omicidi in Colorado. Anche il gruppo sanguigno coincide. Così, nonostante le sue dichiarazioni di innocenza, Ted Bundy viene incarcerato nel febbraio 1976 con una condanna preliminare a 15 anni di prigione. Nell’ottobre 1976 Bundy viene riconosciuto colpevole anche dell’omicidio di Caryn Campbell.

Evasioni

Durante il processo, Bundy viene spostato dalla prigione dello Utah a quella del Colorado. Infuriato con il suo avvocato per la condanna, Bundy lo licenzia e decide di difendersi da solo, forte dei suoi studi in legge. Per poter studiare una linea difensiva, Bundy ottiene la concessione di entrare nella biblioteca del palazzo di giustizia di Tremola. Proprio da una finestra lasciata aperta nell’afosa biblioteca, il 7 giugno 1977, Bundy evade. Viene ricatturato appena una settimana dopo.

Il 30 dicembre avviene una seconda evasione, attraverso un’apertura nel soffitto della sua cella. Stavolta Bundy riesce a scappare sul serio, e si dirige a Tallahassee (Florida). Qui, sotto falso nome, affitta un appartamento e comincia una vita da eremita. Per passare il tempo, ogni tanto si reca alla Florida State University e segue qualche lezione.

Purtroppo non ci vuole molto che l’anima criminale di Bundy si manifesti di nuovo.

Testimone oculare

La sera del 14 gennaio 1978, un sabato, è stata per la Florida State University una notte di ordinaria follia. Alcune ragazze della casa studentesca “Chi Omega” si sono trattenute alla sede della comunità, mentre altre hanno deciso di fare tardi per locali.

Alle 3 di mattina Nita Neary torna alla “Chi Omega” dopo essere uscita, accompagnata dal fidanzato. Sentendo dei rumori di passi, si nasconde e vede davanti a lei un uomo scappare via e nascondersi nella notte. Nel salotto, in una pozza di sangue, vengono ritrovati i corpi di due ragazze, Katy e Karen, mentre altre due ragazze, Lisa Levy e Margaret Bowman vengono ritrovate nello stesso edificio con evidenti segni di violenza sessuale, bastonate, morsi e strangolamento.

Quella stessa notte, la polizia riceva anche la segnalazione dell’assalto a Cheryl Thomas, una ragazza di un’altra casa di studenti che è stata assalita da violente bastonate mentre dormiva.  Fortunatamente Cheryl viene ritrovata ancora viva, e accanto a lei viene ritrovata anche una maschera da sci con dei capelli dentro.

I capelli, insieme allo sperma, le impronte, il sangue, e i segni di morsi saranno tutte prove fondamentali nella futura cattura di Ted Bundy, ma, per ora, essendo per lo Stato della Florida Ted Bundy mai esistito, tutti questi indizi non portano a niente.

Ultimi omicidi e ultimo arresto

Il 9 febbraio 1978 è la volta di Kimberly Leach, 12 anni: quella sera i suoi genitori, in preda all’isteria, telefonano alla polizia per denunciarne la scomparsa. In seguito alle ricerche, un’amichetta di Kimberly dichiara di aver visto la ragazzina salire a bordo del furgoncino di uno sconosciuto che si era spacciato per un vigile del fuoco. Kimberly verrà ritrovata, ormai già in avanzato stato di decomposizione, solo 8 settimane più tardi, nella Contea di Suwannee (Florida). Qualche giorno più tardi, la polizia riceve una nuova denuncia, stavolta da parte di una ragazza di 14 anni, che racconta anche lei di essere stata anch’essa avvicinata da un uomo in furgoncino che diceva di essere un vigile del fuoco.

A quel punto le indagini ricominciano a pieno ritmo e i vari pezzi di questo terribile puzzle cominciano ad incastrarsi. Bundy, sentendosi braccato, butta tutte le sue cose, abbandona il furgone e la casa, ruba un’auto e tenta la fuga verso Pensacola (Florida). Purtroppo per lui, così come era successo 3 anni prima, il 15 febbraio 1978, un agente di polizia, David Lee, decide di effettuare un controllo di routine. Bundy, anche stavolta, tenta di seminare l’agente ma viene raggiunto e arrestato. Durante il periodo di fermo, si cerca di raccogliere prove che possano condannare una volta per tutte Bundy.

La fine di Ted Bundy

Il processo a Theodore Robert Bundy si protrae dal 1979 al 1980, in Florida. L’attenzione dei  media sul suo caso è altissima, data l’accusa di ben 36 omicidi. Ted Bundy, però, ne sa una più del diavolo, e continua a difendersi da solo. Riesce a far deporre in suo favore persino la madre, e finiranno entrambi in lacrime. I crimini di cui si è macchiato, però, sono troppi e troppo gravi per fargli ottenere un’assoluzione, e così, il 7 febbraio 1980, viene condannato definitamente alla pena di morte tramite corrente elettrica.

Negli anni 1982-1986, tramite appelli, ricorsi e abili mosse legali, Bundy riesce a evitare per ben due volte l’esecuzione capitale. Alla fine, il 17 gennaio 1989 viene per l’ultima volta fissata la data della esecuzione di Theodore Robert Bundy.

La settimana successiva, 24 gennaio 1989, Ted Bundy viene giustiziato con una scarica di oltre 2000 volt. Come sua ultima volontà, le ceneri del suo corpo sono state sparse sulle Taylor Mountains, lo stesso luogo in cui molte delle sue vittime sono state ritrovate a pezzi.

Noi serial killer siamo i vostri figli, i vostri mariti, siamo ovunque.” (Ted Bundy)

di Chiara De Angelis