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Questa non è la storia di uno stupro per eccellenza, è una storia analoghe a molte altre.

A renderla ancora più indigesta, se mai possibile, s’intende, è ciò che ne seguì.

Abid Jee, 24 anni, impiegato come mediatore culturale presso la cooperativa bolognese Lai-Momo si esprime con un commento sullo stupro di Rimini che, volenti o nolenti, buonismo a parte, accoglienza doverosa a parte, difficoltà di integrazione a parte, la dice così lunga sul reale pensiero di troppi fra i nostri ospiti che basterebbe questo per rivedere la politica di accoglienza italiana. Jee ebbe a dire : “Lo stupro è peggio all’inizio, poi la donna si calma”.

Pensate forse che al peggio vi sia una fine? Dipende, perché il silenzio di una parte politica sullo strupro quanto sul commento del mediatore, è la rappresentazione dell’humus politico nel quale, quel peggio, prende forma e vita propria.

Il Presidente della Camera dei Deputati, On. Laura Boldrini, grande sostenitrice dei diritti degli immigrati, convinta della sua posizione fino in fondo al punto da definire i cittadini italiani “ignoranti” in materia, sullo stupro non si esprime. Non proferirà parola nemmeno il giorno dell’arresto degli aguzzini. Lo farà più tardi, quando mediaticamente era diventato impossibile il silenzio.

Ma l’onorevole Boldrini non è sola: a parlare è un’altra donna, l’avvocato Di Genio che fa parte del Comitato pari opportunità della Corte di Appello di Salerno in occasione di un convegno su terrorismo e flussi migratori. Sostenne: “Non possiamo pretendere che un africano sappia che in Italia, sulla spiaggia, non si può violentare una persona, perchè lui probabilmente non lo sa nemmeno. Non lo sa proprio.

Il razzismo è condannabile e in effetti è largamente condannato, ma noi abbiamo cominciato il nostro argomento indicando come non si debba fare un distinguo sulla nazionalità, sul colore, sulla religione e sull’etnia di una donna vittima di stupro. Ciò che va anche detto però è che questo distinguo non deve essere fatto nemmeno dalle cariche politiche, dalle istituzioni, dai professionisti e men che meno dal Vaticano, tutti organi silenziosi che recuperano la favella in presenza di una tipologia precisa di vittima. Perché altrimenti dovremmo allargare gli orizzonti del razzismo e cercare di capire se proprio coloro che si pregiano di combatterlo, non rischino di scivolarci poi.

Lucia Codato

 

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