I dettagli del progetto
L’esperimento Milgram, come anticipato, prevedeva che l’insegnante rivolgesse alcune domande precise, stilate in precedenza e che ne considerasse la relativa risposta fornita.
Un esempio chiaro di come fossero poste quelle domande è il seguente:
fase 1 dell’esperimento: leggere allo studente delle coppie di composte da due parole, per esempio “scatola azzurra”; “giornata serena”. Il compito dello studente-complice era quello di memorizzare queste coppie di parole in vista del proseguo del test.
fase 2 dell’esperimento: ripetere la seconda parola di ogni coppia. Creare ulteriori associazioni con nuove parole, per esempio “azzurra= auto, acqua, scatola, lampada”. In un secondo momento lo studente avrebbe dovuto ricordare quale, fra quella lista, era una delle parole della coppia originale, esempio ” scatola azzurra”.
fase 3 dell’esperimento: l’insegnante dovrà appurare l’esattezza della risposta ricevuta.
fase 4 dell’esperimento: stabilita una risposta come errata, infliggere la punizione in crescendo.
Lo studente-complice, legato ad una sedia e collegato agli elettrodi, avrebbe volutamente sbagliato alcune risposte e fingendo di provare un dolore sempre più intenso arrivava a implorare e a contorcersi via via che l’intensità della scossa aumentava.
Contemporaneamente, lo scienziato (ricorderete, anch’egli complice) aveva il compito di esercitare una pressione psicologica sugli insegnanti, invitandoli a proseguire l’esperimento nonostante le insostenibili manifestazioni di dolore cui stavano assistendo.
Stanley Milgram aveva precostituito una serie di esortazioni per le quali sfruttò un linguaggio preciso, studiato in vista dell’obiettivo.
Agli insegnanti venne impartito l’ordine di incitare in diversi modi: “l’esperimento richiede che lei continui”, “è assolutamente indispensabile che lei continui”, “non ha altra scelta, deve proseguire“.
L’accordo prevedeva che giunto a 330 volt lo studente smettesse di implorare e piangere e non emettesse più alcun suono.
